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Sono Montenidoli – Wine Spectator – Dic/Gen 2020

Bruce Sanderson

“I vini di Montenidoli appartengono ad una classe propria.
Le tre versioni della Vernaccia di San Gimignano DOCG, sono stilisticamente diverse dalle altre della dominazione e si innalzano di forza propria. I vini migliori sono etichettati come Toscana IGT, e nei rossi offrono una espressione unica del Sangiovese e della terra di Montenidoli che ho trovato più avvincente dei molti Colli Senesi dei dintorni. Mi ricordano altri vini legati alla loro terra e alla visione del loro vinificatore: Cappellano, Soldera – Case Basse, Valentini ed Emidio Pepe vengono alla mia mente dall’Italia; Henri Bonneau e Domaine Leroy dalla Francia.
La guida di Montenidoli, Elisabetta Fagiuoli, ha comperato questa terra nel 1965; la sua famiglia ha coltivato la vigna e gli olivi in Veneto. Sergio Muratori, un amico e un insegnante, si è ritirato a Montenidoli con lo scopo di ospitare e aiutare bambini e adulti di culture diverse.
Fagiuoli ha ripiantato I vigneti, che erano stati abbandonati, ed il primo vino venne fatto nel 1971.
Oggi la proprietà consiste in 200 ettari, dei quali 27 di vigneti e 10 di olivete. La Tenuta si estende ad est e a sud di San Gimignano. La geologia della parte più bassa è formata da sedimenti marini, con abbondanza di fossili. Questi suoli favoriscono la crescita delle viti di Vernaccia in un’area che è più conosciuta per i vini rossi. Le terre alte sono quelle antiche che appartengono al periodo del Triassico, colore rosso bruciato, terra fine e sabbiosa ricca di ferro. Tutti I vigneti provengono o da marze della Tenuta o da vigneti situati in aree scelte da Fagiuoli.
Ci sono tre diverse vinificazioni di Vernaccia di San Gimignano, tutte al 100% di Vernaccia. Tradizionale è fatta in acciaio con il suo pressato. Fiore e anche vinificata in acciaio, ma proviene solo da mosto fiore. Entrambe si affinano per 12 o 16 mesi. Carato è fermentata in barriques francesi, che sono vecchie di sette, otto anni; dopo 12 mesi in barriques, si affina un altro anno in vasche di cemento e per due anni in bottiglia. Le Vernacce di San Gimignano sono pulite e corrette, di vari stadi di intensità e complessità. I vini di Montenidoli, comunque, hanno tessiture e profumi diversi, talvolta imperfezioni, ma sempre pieni di anima. La Fiore è tipicamente la più elegante delle tre, la Tradizionale è pulita e intensa, entrambe rivelano note tostate di sesamo, segala, lanolina e talvolta malto, compensati dal limone e dal salino. La Carato è sempre la più strutturata, rivelando una qualità cremosa, ed è talvolta anche tannica, offrendo sentori di miele, nocciola, profumi di pino e di salvia.
Inoltre i vini invecchiano splendidamente, come ha confermato una recente degustazione con Fagiuoli a New York. Abbiamo assaggiato Carato 2013, 2003, 1997 e 1989. Il ’97 ha offerto un bouquet di fiori, miele, nocciola e vaniglia, con profumi di pera e di lanolina; l’89 all’olfatto sembrava un vecchio Champagne, tutto caffè, mandorla, aromi di miele e di nocciola combinati ad un armonioso, vellutato sapore in bocca. Il Bianco di Toscana Il Templare è un abbinamento di tre vitigni di San Gimignano: Vernaccia (70%) Trebbiano Gentile (20%) e Malvasia Bianca. Più floreale nei profumi ed elegante nel profilo, riesce ad invecchiare molto bene, come dimostra la sua prima vinificazione del 1999 che conferma la sua freschezza.
I rossi importanti della Tenuta sono i Sono Montenidoli, da una selezione di Sangiovese sui sedimenti marini, e il Toscana Triassico, solo dal vigneto Primo Sole, sulla terra ferrosa dei suoli del Triassico. Sono entrambi Sangiovese al 100% . Sembrano svilupparsi a un passo glaciale, giudicando il frutto primario del Sono Montenidoli 2004 e 2001. Il 1997 e 1995 sono superbi, il primo descritto da Fagiuoli come: “comincia ad essere un vino, comincia ad essere un adulto”.
Fagiuoli ha creato una fondazione per onorare il patriarca Muratori nel quale giovani irrisolti ed anziani possono passare un mese a Montenidoli immersi nella cultura viticola. Il Triassico, venduto solo in magnum, sostiene la fondazione con la sua vendita. Il 2007, il primo vinificato, rivela un sontuoso frutto di ribes rosso e ciliegia nera, erba selvatica con una bella complessità e lunghezza. Fagiuoli ha creato un lascito per servire la terra che ama. Ha deciso di rilasciare alcuni vecchi millesimi dei vini di Montenidoli, inclusi quelli che abbiamo assaggiato, anche per raccogliere danaro per la fondazione. Saranno venduti attraverso enoteche e ristoranti. E’ una rara opportunità per assaggiare alcuni straordinari vini italiani.